Le mie interviste – Paola Turci

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Le mie interviste – Paola Turci

Paola Turci si racconta a Valentina Milano per la rivista Vivessere.

“Le storie degli altri” è un album intenso e sincero, dedicato agli stati d’animo
e alle persone a cui tieni affettivamente e artisticamente. Sei sempre stata portata a
condividere o hai imparato a farlo nel tempo?

Questa domanda mi riporta indietro negli anni. Nasco come interprete.
Ero una ragazzina, circondata da persone che mi scrivevano le canzoni, producevano i miei dischi.
Ho sempre collaborato, partecipando a tutto quello che gli altri creavano su di me.
Arriva il momento in cui avverti la necessità di prendere la tua penna, per delineare
il tuo pensiero, per sentire con cuore e testa quello che sei.
Il mio rapporto con la  musica è autonomo, anche se gli incontri importanti mi accompagnano
da sempre: Nino Castelnuovo, Riccardo Cocciante, Luca Barbarossa, Vasco Rossi, Luca Carboni
Marina Rei, Carmen Consoli…Il senso di questo  mestiere è la collaborazione, ma la solitudine per me
è comunque necessaria, io scrivo da sola. Poi propongo ad altri le mie idee, i miei progetti, così come è successo
ultimamente con Francesco Bianconi dei Baustelle, che per questo mio nuovo album ha composto il brano “Utopia”.

Hai da poco girato anche il videoclip de “Le storie degli altri”, singolo estratto dall’album
omonimo. Impeccabile regia, immagini sospese tra realtà e sogno.
Dove è stato girato?

All’interno della Valle del Salto, al confine con l’Abruzzo. Uno spazio bucolico, c’eravamo solo noi.
Case che sembravano disabitate, paesaggio di erba  e fiori, montagne. Uno scenario ricco
di suggestione. L’idea del video è del regista Marco Salom, che ha colto alla perfezione il senso
di questo lavoro. Non avrei voluto un video didascalico.

Sarai in tour durante l’estate?

Il 4 luglio suonerò a Roma, a Villa Ada, per il Festival “Roma incontra il mondo”.
Il live ripercorre la trilogia dei miei concept-album precedenti, raccontando “Le storie degli altri”.
Si appoggia a quest’ultimo lavoro, che è stato registrato in presa diretta in un casale, abbiamo creato
uno studio mobile per suonare.
Esprime questa modalità e ci saranno ovviamente anche le canzoni passate, inserite in queste sonorità inedite.

Nel cd c’è anche un omaggio a Giorgio Gaber, interpreti la cover
di una perla musicale,”Si può”. Pensando al testo di questa canzone,
quanto ti senti libera di fare e di pensare in questo momento?

Mi sento sufficientemente libera. Anche se a volte la tua libertà, non va di pari passo con la realizzazione delle cose,
non basta a concedere libero sfogo all’arte e alla creatività. Non ci sono sempre le condizioni
appoggiate all’atto pratico, finanziabili. Per me è incredibile aver potuto realizzare 3 dischi in tre anni con
una multinazionale. Oggi si cavalca l’onda, solo il prodotto che va bene. L’investimento non si fa più, è difficile.
A meno che non sia supportato dalla televisione, dai talent.
Tornando invece alla canzone di Gaber, “Si può”, è un bellissimo monologo sull’America.
Si riferisce a quando scavalchiamo etica, valori, buon gusto. Si canta l’amarezza dell’andare oltre, l’eccedere,
la volgarità. Mi piace perchè è scritta con ironia. Quell’ironia che mi affascina.

Sostieni Emergency e la Fondazione Rava. In che modo contribuisci ad aiutare questi progetti?

Faccio molto poco rispetto ai veri volontari e attivisti, sempre pronti sul campo.
Cerco di stare al loro fianco e di sostenere i loro progetti come posso, con la mia musica.
Ho già cantato per i bambini ad Haitii. Mia sorella lavora da sei anni per la Fondazione Rava e
appena può, mi usa molto per aiutarli, ed io lo faccio volentieri. Consegnerei anche i volantini
ai tavoli se me lo chiedessero. Conosco da vicino queste realtà e fanno davvero molto.

Da Roma, per amore ti sei trasferita a Milano: mai avuto l’idea di vivere ad Haitii?

Ad Haitii sono stata prima del terremoto, è lo stesso posto in cui mi sono voluta sposare. Per la cerimonia,
io e mio marito abbiamo scelto un prete missionario. Il mio matrimonio l’avrei concepito solo in questo modo.
Sono molto legata all’Italia, ho quattro nipoti che stanno crescendo ed è come se fossero i miei figli. Per questo
motivo ora non mi potrei trasferire, altrimenti sarei andata in giro per il mondo. Anche perchè, per conoscere
i posti ci devi vivere, non basta andarci in vacanza.

Pensi a nuove collaborazioni artistiche?

Vorrei condividere nuovi progetti con gli amici musicisti di sempre: J-Ax, Carmen Consoli, Marina Rei, Max Gazzè.
Anche i live con loro, mi hanno dato moltissimo. E continuerei la collaborazione, ripercorrendo ovviamente
nuove strade. A meno che Patty Smith non mi chieda di scriverle qualcosa!
Ecco, forse tra qualche tempo, mi vedrei a scrivere brani per altri interpreti!

 

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